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Articolo pubblicato su Olympian's news
numero 54. ©2003 by Olympian's News, all right reserved |
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Carlo
Buzzichelli |
È difficile non ammirare l’entità e la funzionalità della massa muscolare dei velocisti, è per questo che molti bodybuilders sono appassionati dei 100 m. L’allenamento con i pesi crea virtualmente un ponte tra questi due mondi, e ciò ha più volte indotto allenatori di bodybuilding a ritenere le proprie opinioni sulla preparazione dei velocisti “informate”. In realtà i 100 m, pur nella loro brevità, constano di varie fasi che in gara rappresentano il picco di un lavoro ad esse specifico e che si ripetono automaticamente nel corpo del velocista; l’allenamento con i pesi occupa una parte importante nella preparazione del velocista, ma non nella misura in cui normalmente si crede. Uscita dai blocchi, accelerazione, massima velocità, resistenza della velocità, sono allenate quasi l’intero anno per poi esprimersi in pochi secondi nella gara più importante della stagione. Impossibile descrivere le sensazioni di una gara di velocità, è per tale motivo che vi aiuterò ad avvicinare questa esperienza.
Allenamenti
brevi, frequenti, ad intensità e contenuto variabili.
Come già accennato, le qualità su cui lavorare sono molte, per
questo le unità di allenamento settimanali dovrebbero essere altrettante
(Figure 1-2-3).
Non voglio, però, spaventare qualcuno di voi proponendo otto o nove unità
d’allenamento settimanali (un allenamento “normale” per i
velocisti). Sono cosciente che sia difficile far comprendere, in modo particolare
a chi viene dal bodybuilding, la necessità di allenamenti frequenti e
non necessariamente intensi; inoltre non tutti hanno il tempo necessario da
dedicare ad un alto numero di unità di allenamento.
Figura 1 Il metodo tradizionale di periodizzazione delle abilità biomotorie1.
Figura 2 Periodizzazione delle abilità motorie per sprinters di Charlie
Francis2. Questo modello è definito “verticale” ed è
stato ideato dagli allenatori della Repubblica Democratica Tedesca.
Figura 3 L’alternarsi dei sistemi energetici e dei metodi d’allenamento
della forza per uno sport nel quale velocità e potenza sono dominanti
(T=Tecnica, S=Velocità, P=Potenza, MxS=Forza Massimale, TA=Tattica, O2
End=Resistenza Aerobica, P-E=Potenza Resistente, Tempo = Ripetizioni di 100-400m
al 60-70% della velocità massima)3.
Brevi
Probabilmente conoscete già le motivazioni dietro l’esigenza di
fare allenamenti brevi. Anche in questo caso ciò rende possibile allenarsi
in una situazione ormonale favorevole allo sviluppo di forza e velocità,
nonché di ridurre i tempi di recupero. Questo ci permette una frequenza
d’allenamento maggiore.
Frequenti
La frequenza delle unità d’allenamento dovrebbe essere alta per
permettere lo sviluppo e il mantenimento delle abilità tecniche oltre
all’allenamento dei sistemi energetici principali dell’attività
sportiva specifica. A parità di volume totale, allenamenti frequenti
permettono un incremento più veloce delle abilità biomotorie per
il cui sviluppo sono importanti le componenti neurale e/o tecnico-coordinativa.
Intensità e Contenuto variabili
Per non ritrovarsi, una volta giunti alla fase agonistica, con componenti tecniche
e abilità biomotorie non sufficientemente sviluppate, ma anche per ottenere
un più veloce recupero pur mantenendo un volume adeguato, è necessario
alternare sessioni di intensità e contenuto diversi (Figure 3-4-5-6).
Particolare importanza è data all’alternanza dei sistemi energetici
maggiormente coinvolti in ciascun allenamento, al fine di evitare che con due
sessioni consecutive, la fatica residua specifica di ciascun tipo di lavoro
muscolare, si sovraimponga.
Figura 4 Effetti di sedute a intensità medio-alta che implicano abilità
biomotorie diverse (V-1 = Velocità, AN-2= Resistenza Anaerobica, A-3=Resistenza
Aerobica)4.
Figura 5 Effetto di tre sedute di lavoro ad obiettivi diversi effettuate a 24
ore d’intervallo (stesse indicazioni che per la figura precedente)5.
Figura 6 Effetto dell’intensità delle sedute sui tempi di recupero6.
La base
Le principali qualità da allenare saranno:
- Velocità massima: nel nostro contesto è la capacità del sistema di controllo locomotorio d’esprimere la forza nel modo più rapido possibile determinando movimenti complessi più veloci. La massima velocità richiede un rapporto ottimale tra frequenza ed ampiezza del passo, è solitamente raggiunta dopo 4-6 secondi di corsa e dura soltanto 2-3 secondi.
- Capacità alattacida: è la capacità di mantenere la velocità su più ripetute di durata inferiore ai 6”; è detta anche “resistenza alattacida alla velocità”, sebbene atleti di alto livello possano raggiungere fino a 18 mmol/L di lattato con questo tipo di allenamento.
- Potenza lattacida: è la capacità di esprimere e mantenere alte velocità anche in presenza di un forte accumulo di lattato; per l’allenamento di questa qualità si adottano distanze superiori a quella di gara. Detta anche “resistenza lattacida alla velocità”.
- Forza/Potenza: La velocità è espressione delle forze applicate al suolo, idealmente tanto maggiori saranno queste, tanto maggiore sarà la velocità. La rapidità con la quale tali forze devono essere espresse (spesso in tempi inferiori ai 100ms) ci obbliga, però, a perseguire un livello ottimale e non assoluto di questa abilità biomotoria. La forza degli estensori del ginocchio (quadricipiti) è particolarmente importante nella fase d’accelerazione, durante la quale l’angolo della gamba rispetto al suolo è acuto. Ciò non ci deve far credere, però, che la forza non sia importante per sviluppare la velocità massima per sé, infatti, gli studi ci indicano che la performance nello sprint è altamente correlata alla forza degli estensori dell’anca (glutei, semimembranoso, semitendinoso), gradualmente dominanti con l’aumentare della velocità.
- Flessibilità: mediante gli esercizi di flessibilità cercheremo di bilanciare il rapporto tensione/lunghezza tra i gruppi muscolari, onde evitare problemi posturali e infortuni.
Oltre alle abilità biomotorie, dovremo allenare la Tecnica. La tecnica
di corsa è spesso un elemento sottosviluppato negli atleti nonostante
che la meccanica di base della corsa lineare sia un requisito essenziale per
evitare stalli della performance e infortuni. Una migliore tecnica di corsa,
infatti, può facilitare il rilassamento dei gruppi muscolari antagonisti.
Se un muscolo antagonista resta attivo, diminuisce la velocità dell’agonista
e la propria energia, inoltre, contraendosi continuativamente, blocca il proprio
microciclo rigenerativo a causa della pressione intermuscolare che interrompe
il circolo del sangue e del fatto che i moto-neuroni ? delle unità motorie
sono “stressati” in modo permanente tanto da divenire presto incapaci
di produrre frequenze abbastanza alte per le contrazioni muscolari. È
da notare che è proprio il veloce alternarsi di tensione e rilascio dei
muscoli a determinare la frequenza del passo e quindi la velocità di
corsa. È stato provato che l’allenamento tecnico può cambiare
il comportamento motorio “esterno” in due mesi, si crede però
che molte più ore di allenamento siano necessarie prima che un nuovo
comportamento motorio nello sprint si formi a livello della subcorteccia cerebrale7.
Di seguito ho riportato una comparazione tra quella che dovrebbe essere la vostra
condizione ottimale e quella ipotetica attuale.
Abilità Biomotorie | Ottimale | Lettore Olympian’s |
Flessibilità |
8 |
5-10 |
Forza |
8 |
7-10 |
Potenza |
9 |
6-9 |
Capacità alattacida |
8 |
5-6 |
Velocità Massima |
10 |
5-7 |
Potenza lattacida |
8 |
4-5 |
Capacità di
Lavoro |
8 |
4-7 |
Tecnica | 8 |
4-5 |
A conferma di quanto sopra riportato, il grafico sul diverso sviluppo della velocità nei 100m tra gli atleti di élite e i principianti (Figura 7) mostra come effettivamente il lavoro tecnico e il miglioramento della potenza lattacida siano fondamentali per avere i maggiori incrementi prestazionali da quest’ultimi.
Figura 7 Il diverso sviluppo della velocità nei 100m tra gli atleti di
élite e i principianti 8.
Tecnica
dello Sprint
Gli elementi chiave della tecnica di corsa breve sono i seguenti:
1. Inclinazione in avanti del corpo.
2. Corretta azione delle braccia.
3. Corretto posizionamento della gamba di supporto.
4. Altezza corretta del piede dell’arto in recupero.
5. Caviglia dorsi-flessa durante il recupero della gamba.
6. Attenzione alla frequenza dei passi, non alla loro lunghezza.
7. Parte superiore del corpo rilassata, in particolare spalle e faccia.
1. Inclinazione in avanti del corpo.
La funzione di questa posizione corporea è quella di assicurare che l’atleta
non sia troppo eretto, il che diminuirebbe l’applicazione delle forze
al suolo nella fase di accelerazione.
Gli allenatori spesso concentrano la loro attenzione al sollevamento delle ginocchia,
il che è causa della postura troppo eretta dell’atleta.
Il sollevamento delle ginocchia è importante, ma solo se l’atleta
può mantenere l’appropriata posizione della parte superiore del
corpo durante lo sprint.
2. Corretta azione delle braccia.
L’azione delle braccia regola il bilanciamento tra la “meccanica
anteriore” e la “meccanica posteriore” degli arti inferiori.
Il portare avanti le braccia in modo inadeguato limita l’elevazione delle
ginocchia e risulta in un eccessiva “meccanica posteriore”. Per
la maggior parte del tempo l’angolo al gomito dovrebbe essere di circa
90 gradi e il solo momento in cui questo può essere incrementato a non
più di 120 gradi, per permettere alle gambe di terminare il loro ciclo
di movimento, è quando la mano è dietro la linea mediana del corpo.
3. Corretto posizionamento della gamba di supporto.
L’atleta dovrebbe cercare di ridurre il tempo di contatto al suolo il
più possibile. Provare, però, a spingere troppo a lungo su ogni
passo risulta in prolungati tempi di contatto e un’enfasi scorretta sulla
“meccanica posteriore”. Inoltre, ciò è causa del recupero
lento della gamba (e quindi di una più bassa frequenza) e dell’aumentato
rischio di infortunio a carico dei muscoli flessori del ginocchio e dell’anca.
La prima componente tecnica a cedere con la fatica è sempre la meccanica
anteriore. I gruppi muscolari interessati (addominali bassi, flessori dell’anca)
si affaticano facilmente e l’atleta non può far altro che lasciare
che le gambe si muovano maggiormente nel piano posteriore, il che può
essere causa di infortuni.
Questo però non deve indurre ad enfatizzare il sollevamento attivo delle
ginocchia durante la corsa, onde evitare un’alta attivazione dell’ileopsoas.
L’altezza delle ginocchia è la risultante dell’azione-reazione
alla spinta dell’arto a terra. La meccanica anteriore è enfatizzata
non attraverso il sollevamento delle ginocchia, bensì mediante il corretto
posizionamento della gamba sulla pista e dalla potenza con cui questo avviene.
Durante la fase di accelerazione, l’angolo della gamba al suolo è
acuto ad ogni contatto al suolo. Questo angolo dovrebbe aumentare ad ogni contatto,
fino a raggiungere la perpendicolarità della tibia rispetto al suolo
nella fase di massima velocità. Quando questo avviene nel corso dei 100m
dipende da molte variabili, tra cui la forza dell’atleta e la sua motivazione.
Se l’angolo della gamba al suolo resta acuto troppo a lungo durante la
corsa avremo un’enfasi della meccanica posteriore (lunghi tempi di contatto),
se diviene ottuso avremo un’azione frenante ad ogni passo.
Figura 8 Le diverse angolazioni del ginocchio al momento del contatto col terreno.
La giusta angolazione della tibia rispetto al suolo e la dorsiflessione della
caviglia permettono di applicare le forze a terra in modo tale da far risultare
la giusta elevazione delle ginocchia.
L’altezza delle ginocchia dovrebbe incrementare soltanto con l’aumentare
della capacità dell’atleta di sostenere tale postura con velocità
e potenza, capacità legate alla sua forza9.
4. Altezza corretta del piede dell’arto in recupero.
Un altro errore comune è la scorretta traiettoria dell’arto libero
per anticipare il contatto al suolo, cercando di aumentare la frequenza attraverso
la diminuzione dell’ampiezza del passo da parte dell’atleta. In
realtà ciò comporta una effettiva diminuzione della frequenza
e una scorretta meccanica di corsa.
L’enfasi dovrebbe essere nel portare il piede dell’arto in recupero
all’altezza del ginocchio dell’arto d’appoggio. La leva che
si viene a formare, più corta, porta alla migliore meccanica di corsa
e permette un incremento della frequenza.
5. Caviglia dorsi-flessa durante il recupero della gamba.
La flessione dorsale della caviglia durante la fase di recupero della gamba
permette al gastrocnemio di agire in sinergia con i flessori della gamba, ottenendo
un recupero molto più veloce. Se la caviglia è rigida in questa
posizione al momento del contatto al suolo, il migliore sfruttamento dell’energia
elastica comporta tempi di contatto al suolo più bassi e quindi una maggiore
frequenza e in generale una velocità maggiore.
6. Attenzione alla frequenza dei passi, non alla loro lunghezza.
Dei due fattori determinanti la velocità di corsa (frequenza e ampiezza
del passo), è la frequenza il fattore limitante. Infatti, è in
questa che si trova la maggiore differenza tra atleti di élite e di livello
inferiore. Gli atleti con una frequenza poco sviluppata si affidano all’aumento
dell’ampiezza per massimizzare la velocità di corsa. Il risultato
è che il piede dell’atleta tende a prendere contatto col suolo
di fronte al centro di gravità, aumentando le forze frenanti ad ogni
passo e quindi, di fatto, rallentando la corsa stessa.
La maggior parte degli allenamenti per la velocità dovrebbe enfatizzare
la frequenza e il ritmo per migliorare la velocità di corsa.
L’ampiezza dei passi è invece migliorata attraverso l’apprendimento
della corretta meccanica di corsa e dall’aumentare della forza e della
potenza dei muscoli maggiormente interessati nello sprint.
7.
Parte superiore del corpo rilassata, in particolare spalle e faccia.
Infine, un altro errore comune è l’avere le spalle e la faccia
tese nel tentare di correre velocemente.
Le performance di velocità ad alto livello (come le performance d’élite
in altri sport) dovrebbero essere relativamente senza sforzo. Se l’atleta
si sforza a correre velocemente contrae i muscoli agonisti e antagonisti simultaneamente.
Questo comporta forze negative a livello articolare e ciò rende molto
difficile ottenere un’azione fluida e veloce. Nel lungo termine, gli allenamenti
per la velocità sembrano avere il maggior effetto positivo a riguardo,
permettendo agli atleti di continuare a migliorare la loro performance anche
quando i livelli di forza o potenza sono stagnanti10,11.
Il programma nel dettaglio
Il primo macrociclo
Al fine di ridurre l’effetto negativo del lavoro di forza con i pesi sui
tempi di contrazione e rilascio muscolare, ma anche perché questa abilità
biomotoria sarà già sicuramente ben sviluppata, avremo un programma
simile a quello di un microciclo competitivo, nel quale la forza deve solamente
essere mantenuta.
Proporrò un programma da tre sedute settimanali per un totale di cinque
unità d’allenamento.
Mezzi allenanti | Percentuale del lavoro totale |
Esercizi di flessibilità | 20
% |
Potenza con i pesi | 10
% |
Capacità alattacida su pista | 40
% |
Tempo Estensivo su erba | 30
% |
Il riscaldamento
Il riscaldamento viene normalmente considerato una mera attività preparatoria
all’allenamento vero e proprio, in realtà dovrebbe esserne una
componente fondamentale, in quanto i suoi effetti allenanti si assommano a quelli
dell’allenamento stesso.
La struttura del riscaldamento consta di sei parti:
1) Jogging lento su erba per 800m.
2) Esercizi statici di flessibilità, 10 minuti.
3) Andature: skip A, skip B, skip all’indietro, corsa calciata dietro, carioca, corsa a gambe stese, 1x20m, recupero camminando.
4) Vari esercizi dinamici per la flessibilità, 2x10 ripetizioni.
5) Accelerazioni ad intensità crescente su erba (2-3x40-50m).
6) Accelerazioni ad intensità crescente su pista (2-3x30m).
Il Cool-down
Per far iniziare il prima possibile il processo di recupero, le sedute devono
sempre terminare con un cool-down che consta di due parti:
1) Jogging lento sull’erba per 800m
2) Esercizi statici per la flessibilità, 10 minuti
L’allenamento in palestra
Come detto in precedenza, la forza è soltanto mantenuta, attraverso
un allenamento con carichi medi e medio-alti sollevati esplosivamente.
Un allenamento tipo per questa fase potrebbe essere il seguente:
Esercizi | Serie x Rip. | Carico | Recupero | Tempo |
Girata al petto |
4x2 |
80-90%
1 RM |
2' | OL* |
Panca |
4x3 |
75%
1 RM |
1' | 1,0,X,0 |
Jump squat | 3x10 |
20%
del peso corporeo |
2' | PL** |
Crunch | 3x15 |
Peso
corporeo |
1' | 3.0.3.0 |
Nel caso non sappiate eseguire l’esercizio di girata al petto, potete impiegare lo squat con un carico del 60% del vostro massimale, sempre sollevato esplosivamente.
La prima seduta
Nella prima seduta fate il riscaldamento come da programma e poi testate i vostri
tempi sui 30m (un minimo di 3 prove intervallate da 4’ minuti di recupero).
Quando il tempo peggiora di 0.3” a causa della fatica, smettete. Segnate
tutti i tempi, così da avere sia il valore della vostra accelerazione,
sia la capacità alattacida. Dopo il cool-down non fate pesi in palestra.
La seconda seduta
Le gambe e gli addominali saranno a pezzi, ma cercate ugualmente di fare 20
minuti di jogging e 10 minuti di stretching. Questo allenamento vi permetterà
di poter recuperare più velocemente per la seduta seguente. Nel caso
che ve la sentiate, potete provare l’allenamento con i pesi consigliato.
La terza seduta
Dopo il riscaldamento fate ancora un paio di ripetute sui 30m al 95% della percezione
soggettiva dello sforzo, dopodiché, quando vi sentite pronti, fatevi
prendere il tempo sui 60m (2 prove con 6’ minuti di recupero tra di esse,
segnate la migliore). Riposatevi 10 minuti facendo esercizi di stretching statico
e dinamico, dopodiché fatevi prendere il tempo sui 100m. Finalmente capirete
quanto sono lunghi.. ma non vi demoralizzate: non sarà difficile migliorare
anche di oltre un secondo dopo 12 settimane. Una volta fatto il cool-down, l’allenamento
in palestra è facoltativo; nel selezionare i pesi ricordatevi dell’affaticamento
neurale dovuto alla seduta in pista.
I vostri tempi potrebbero essere questi:
Distanza | Tempi |
30m | 4.6” – 4.5” – 4.7” |
60m | 8.4” |
100m | 13.8” |
Se il vostro tempo sui 100m è inferiore ai 12” passate direttamente al secondo macrociclo.
Le unità
di allenamento dal secondo al quarto microciclo
Lunedì
Capacità alattacida
Con questa seduta ci si prefigge di mettere in crisi il sistema energetico anaerobico
alattacido, avvicinandosi al lavoro lattacido in modo progressivo. Nel caso
che i tempi peggiorino fortemente (oltre + 0.3” tra una ripetizione e
l’altra), allungate pure il recupero tra le serie, se ciò non li
fa migliorare, terminate la seduta.
Partenze in salita, possibilmente su erba, 2x(3x20m) 100% - Recupero camminando
tra le ripetizioni, 5’ tra le serie; partenze in piedi, su erba, 3x(3x20m)
100% – Recupero camminando tra le ripetizioni / 4’ tra le serie.
Pesi
Mercoledì
Tempo Estensivo
Questo tipo di allenamento rappresenta l’allenamento “feeder”,
di recupero, per i velocisti. Fatto ad un’intensità bassa e con
tempi di recupero brevi, permette di utilizzare i muscoli normalmente impiegati
nella pratica veloce in regime aerobico blando, facilitando il recupero del
sistema neuro-muscolare. Il fatto di essere effettuato su manto erboso diminuisce
le forze a carico dell’unità muscolotendinea e ne facilita ulteriormente
il recupero.
14x100m su erba, 70% (18-19”) - Recupero camminando.
Venerdì
Sviluppo dell’accelerazione
In questa seduta ci prefiggiamo lo sviluppo della velocità breve, permettendo
il pieno recupero tra le ripetizioni e facendo particolare attenzione alla tecnica
esecutiva.
4x(10m, 20m, 30m) partenza da prono sulla pista, 100% - 3’ R.I. - Pesi
Se volete aggiungere una seduta alla prima settimana, dovrebbe essere di Tempo
Estensivo al sabato.
Alla fine del quarto microciclo potete impiegare l’ultima seduta per testare
i nuovi tempi sui 30, 60 e 100 metri.
A questo punto i vostri tempi potrebbero essere così:
Distanza | Tempi |
30m | 4.2” – 4.1” – 4.3” |
60m | 7.9” |
100m | 13” |
Il secondo
macrociclo
Nel secondo macrociclo introduciamo il lavoro di potenza lattacida, il volume
settimanale rimane pressoché invariato e iniziamo a adottare uno schema
carico/scarico dei microcicli di 3:1; questo significa che nella quarta settimana
ridurremo il volume di circa il 30%.
Mezzi allenanti | Percentuale
del lavoro totale |
Esercizi di flessibilità
Potenza con i pesi Sviluppo dell’accelerazione Potenza lattacida Tempo Estensivo su erba |
20% 10% 25% 25% 20% |
Lunedì
Sviluppo dell’accelerazione: Partenze in salita 6x20 3’ R.I., Partenze
in piedi 6x30m, 3’ R.I.
Pesi
Mercoledì
Tempo Estensivo: 14x100m su erba, 70%, recupero camminando
Venerdì
Potenza lattacida
Con questa seduta andiamo ad allenare il sistema energetico anaerobico lattacido
con ripetizioni ad intensità sub-massimale. Il risparmio di energia,
in particolare nervosa, rispetto ad un allenamento massimale, permette un volume
maggiore, ideale in questa fase dell’allenamento.
4x120m, 90%, 5’ R.I. - Pesi
Alla fine del quarto microciclo testate i tempi sui 30, 60 e 100 metri, che potrebbero essere così:
Distanza | Tempi |
30m | 3.9” – 4.0” – 4.0” |
60m | 7.5” |
100m | 12.6” |
Il terzo
macrociclo
Al terzo macrociclo ci avviciniamo maggiormente al programma di un velocista
agonista, pur mantenendo un numero ridotto di unità di allenamento. Il
volume settimanale si riduce per permettere un innalzamento dell’intensità
media e una maggiore specificità dei mezzi allenanti, tra cui una seduta
per la velocità massima.
Mezzi allenanti | Percentuale
del lavoro totale |
Esercizi di flessibilità
Potenza con i pesi Accelerazione Velocità massima Tempo Intensivo su pista |
20% 20% 20% 20% 20% |
Le unità di allenamento
Lunedì
Sviluppo dell’accelerazione: 4x(20m, 30m, 40m) in piedi, 100% - 3’
R.I. - Pesi
Mercoledì
Potenza lattacida: 4x150m, 90% - 5’ R.I.
Venerdì
Velocità massima
In questa seduta, in cui si allena la qualità più importante per
un velocista, dovete porre particolare attenzione alla transizione dalla posizione
“bassa” con enfasi sulla “meccanica posteriore”, tipica
della fase di accelerazione, alla posizione “alta” con bilanciamento
tra meccanica anteriore e posteriore della massima velocità. Terminate
la seduta anticipatamente se i tempi peggiorano molto da una ripetizione all’altra.
3x(2x60), partenza in piedi, 100% - 6’ tra le ripetizioni / 8’ tra le serie - Pesi
Se ne avete il tempo potete fare 10-20’ di jogging seguiti da 10-20’ di stretching, il martedì, il giovedì e/o il sabato.
In questa fase gli allenamenti in palestra potrebbero essere così:
Allenamento A
Esercizi | Serie x Rip. | Carico | Recupero | Tempo |
Squat | 4x2 |
80-90%
1 RM |
3' | 2.0.X.0 |
Panca |
4x2 |
80-90%
1 RM |
3' | 2.0.X.0 |
Crunch |
3x15 |
Peso
corporeo |
1' | 3.0.3.0 |
Allenamento B
Esercizi | Serie x Rip. | Carico | Recupero | Tempo |
A1 Girata al petto |
4x2 |
80-90%
1 RM |
2' | OL* |
A2 Jump Squat | 4x3 |
30%
del peso corporeo |
1' | PL |
Panca | 8x3 |
60%
1 RM |
1' | 1.0.X.0 |
Russian Twist | 3x10 |
5-10kg |
1' | 1.0.1.0 |
Al termine del macrociclo, i vostri tempi potrebbero essere questi:
Distanza | Tempi |
30m | 3.8” – 3.9” – 3.9” |
60m | 7.3” |
100m | 11.8” |
Sicuramente anche la vostra capacità di lavoro sarà migliorata notevolmente, infatti, mentre nel primo macrociclo probabilmente provavate un po’ di stanchezza già dopo il riscaldamento, adesso neppure l’intero allenamento in pista sarà molto provante.
Lo sviluppo della velocità per gli sport
I concetti generali riportati in questo articolo possono essere impiegati per
l’apprendimento di una corretta tecnica di corsa e lo sviluppo della velocità
anche per quegli sport in cui quest’ultima non è espressa in modo
lineare. Infatti, la corretta tecnica di corsa veloce, a mio avviso, dovrebbe
essere sviluppata prima di praticare gli esercizi specifici di agilità
per uno sport.
Il programma presentato, invece, è stato pensato per chi si avvicina
alla velocità venendo da un’esperienza d’allenamento in cui
il bodybuilding è predominante.
È molto importante che teniate un diario d’allenamento su cui annotare
i vostri progressi; per farmene partecipe o per ulteriori chiarificazioni non
esitate a scrivermi a strength_coach@usa.net.
Un ringraziamento sentito va al coach Dan Pfaff (Texas University) per il tempo
dedicatomi sulla pista e al di fuori di questa, per gli inestimabili insegnamenti
e la sincera amicizia.
1 C. Francis, Charlie Francis Training System, TBLI Publications
Inc., 1992.
2 Ibidem.
3 T. Bompa, Periodization. Theory and Methodology of Training, 4th Edition,
Human Kinetics, 1999.
4 V. Platonov, Allenamento Sportivo: teoria e metodologia, Calzetti-Mariucci,
1996.
5 Ibidem.
6 Ibidem
7 Cfr., K. Wiemann & G. Tidow, Relative activity of hip and knee extensors
in sprinting –
Implications for training, IAAF, 1995.
8 C. Francis, Ibidem.
9 Cfr. A. Faccioni, corrispondenza privata. I disegni sono una cortesia di A.
Faccioni.
10 Cfr. A. Faccioni, Speed Manual, www.faccioni.com, 1999
11 Cfr. S. Bennett, Training Kids for Speed, www.oztrack.com, 2002
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